Questo è un tema sottile e, proprio per questo, interessante.

Illustrare significa rendere per immagini le idee altrui? I racconti altrui? Certo. Ma per fare questo, per illustrare bisogna per forza usare uno stile illustrativo, figurativo e non solo, semplificatorio, ma senza giungere alla poetica dei segni, fumettistico quasi? Bisogna fare così?

rockwell_criticDi solito sì. Nella stragrande maggioranza dei casi è così. Ma altre volte no. I casi di Rockwell e di Larsson sono tra i più significativi, mi pare.

Ma è sempre stato così? Una volta i maestri non illustravano arte sacra dipingendo grande pittura e non grande illustrazione?

L’illustrazione allora è un portato, uno dei tanti, della nostra era industriale e post industriale? E l’uso di una tecnica di disegno e di colorazione semplificata è una necessità industriale, un modo per rendere riproducibile con buona qualità l’opera, la prima, la vera illustrazione?rockwell_speech

Quel che è certo è che al tema della illustrazione si sono dedicati molti, se non tutti, pur con risultati ovviamente variegati, dalle vette di Rockwell e di Larsson ai più tardi epigoni della carta stampata.

Ma viceversa la pittura, quella che noi si chiama pittura è solo una estensione verso il percettibile, verso l’arte del vedere, verso il proprio mondo interiore dello stesso fenomeno illustrativo?

Fare pittura significa illustrare ciò che si è visto, il proprio mondo, le proprie idee, i propri sentimenti?

Osservando gli olii e gli acquarelli di Larsson nelle loro diverse fasi viene spontaneo chiederselo, là dove in alcune fasi la rappresentazione di Larsson diviene solo (apparentemente) illustrazione ed in altre, invece, i rimandi alla pittura sono talmente evidenti da surclassare l’intento illustrativo, descrittivo.

lucia_1908_by_carl_larssonselma-lagerlof-oil-portrait-by-carl-larsson-1908